Ogni volta quando il mio sguardo si posava su di te
diventavo un solo occhio. Di giorno l’occhio era la luna, di
notte il sole e nel breve intervallo del sogno, la moneta sonante,
velata di luce ctonia, irresistibile. Forse così in
verità appariva il tuo corpo martoriato, spogliato
dall’accidentale, nel letto vecchio e semplice, candido come
la tua mente intatta. Dove sei stata? Nel tuo corpo
quasi immobile, nella mente serpentina, fresca per l’insonnia
permanente o galleggiavi nell’aria circostante come gli
spiriti immortali? Da principio non appartenevi a questo mondo
collaudato, al suo Logos imperante. Eri un’ombra reale,
irraggiungibile, un fantasma materiale saldo e fiducioso nella sua
non-esistenza. Quali erano i limiti del tuo corpo, il vero caposaldo
della tua mente, la tua resistenza angelica, il tuo slittamento nella
divina turbolenza senza fondo? Mi hai mai
conosciuto? Sicuramente più meticolosamente di quanto io
conosca me. Avevi l’aura di una che non muore mai, alla quale
è ignoto il mondo della putrefazione. Mi
hai mai amata? Suppongo più del tuo corpo da eterna
fanciulla che inesorabilmente si imbalsamava, un corpo santificato non
so da chi, dedito alla crescita eterna, figliale, strettamente
consanguinea. La morte è impassibile e tu eri
l’eterno vivere che confermava la regola. La morte
è forse possibile e qualche volta nella strettoia dei lungi
giorni d’agosto, nell’estasi torride, la
invocavi. Tuo figlio più grande era un
maschio trapassato. Non vedesti la sua morte, le sue ultime spoglie. Lo
aspettavi al varco, credevi nel suo ritorno trionfale in piena notte,
in piena bianchezza funerea del giorno. Tutto è stato
invano? Eri la guardiana del limite, del fosso sottile dove si sfiorano
morti e viventi. Che cosa aspettavi? Potevi morire innumerevoli volte.
Perché resistere fino all’ultimo fuori dal corpo
in uno slancio extramentale, in un’estasi sofferente e
silenziosa? Quando hai deciso di dire si, quando è maturato
il tuo corpo senza mai essiccarsi? Hai visto la pienezza
dell’ombra, il sole di mezzanotte? Chi era
l’ultimo, chi il primo nella tua misura panoramica, quando
stereoscopica entravi con il corpo leggero e con la mente felicemente
bruciata?
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