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La Rocca di Pietracassia

Questa fortezza abbandonata da secoli viene considerata uno dei monumenti alto medioevali più importanti della provincia di Pisa ed appare maestosa al visitatore che vi si avvicina, situata su un versante collinare del poggio di Miemo, a 550 metri di altitudine, su un enorme masso calcareo che si eleva di circa 70/80 metri dal resto del crinale. Da una fenditura aperta su questo masso sembra derivi proprio il suo nome (Pietra cassa che significa pietra spaccata) sebbene alcuni farebbero derivare il suo nome da quello di “Cassio”, triumviro romano.  ..."PIETRA CASSA, talvolta detta PIETRA FITTA già PIETRA CASSIA in Val d'Era. 



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Fortilizio deserto, che una gran parte conserva delle sue pietrose e solide mura, il cui popolo fu nel piviere di Orciatico, Comunità e circa 4 miglia toscane a libeccio di Lajatico, Giurisdizione di Peccioli, Diocesi di Volterra, Compartimento di Pisa"... Cosi il Repetti ci presenta questa fortezza abbandonata da secoli, dimenticata nei boschi della val d'Era, nel comune di Lajatico (PI). La rocca è stata fabbricata con grandi massi di pietra calcarea solidissima scavata in loco.Non si hanno date precise sui primi insediamenti nella zona dell'attuale rocca e se qualche struttura vi fosse stata eretta in epoca etrusca o romana per il controllo del territorio minerario. Le prime notizie certe risalgono al 1028 d.C. ed è indiscutibile che la rocca abbia avuto un ruolo strategicamente importante e delicato trovandosi sul confine tra la Diocesi di Volterra e il Contado di Pisa. 

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> Utilità  All'inizio del secolo XII questo fortilizio apparteneva ai conti Cadolingi di Fucecchio, fondatori  della badia di Morrona. Come si evince dal testamento del conte Ugo figlio di Uguccione del Conte Bulgaro, del 1114 ne quale si ordinala vendita della metà dei suoi beni per pagare i debiti lasciati, il vescovo Ruggieri di Volterra dietro compenso di 50 lire, il 26 gennaio del 1115 acquista, per interesse della sua mensa vescovile, la metà di tutti i castelli e corti posseduti dal Conte nel vescovato volterrano, compresa la rocca di Pietra Cassa. Dal diploma che Enrico VI rilasciò al vescovo Ildebrando dei Pannocchieschi nell’agosto del 1186, si deduce che la rocca rimase di proprietà dei Vescovi di Volterra, sebbene sia presumibile che sulla Rocca fosse la Repubblica di Pisa ad esercitare, in concreto, il potere civile e politico, come si può capire dai privilegi degl'Imperatori Arrigo VI, Ottone IV, Federigo II e Carlo IV concessi agli Anziani di Pisa. Con la battaglia della Meloria (6 agosto 1284) la Rocca passò dal Vescovo di Volterra agli alleati Lucchesi e Fiorentini unitamente ad altri 22 castelli della Valdera. Nel 1305 la rocca era tenuta da Jacopo Gaetani, fuoruscito pisano, favorito dai Volterrani. Ma nell'aprile del 1307, una trattativa tra gli Anziani di Pisa e Volterra stabilì che quest'ultima non potesse "soccorrere con alcuna sorta di provvisione la rocca di Pietra Cassa".  A seguito di alterne vicende dovute al tormentato contrasto tra Guelfi e Ghibellini, che caratterizzò la storia toscana di quell’epoca, Carlo IV, nel 1355, ne confermò il possesso ai Vescovi di Volterra. Nell'anno 1405, la stessa rocca era presidiata dai soldati del Comune di Pisa, quando un loro capitano, Pietro Gaetani, la consegnò ai Fiorentini per tornaconto personale, insieme con Lajatico e Orciatico. Il declino della Rocca iniziò Nel 1431: Niccolò Piccinino invase la zona e anche Pietracassia si ribellò al dominio fiorentino, ma pochi anni dopo, nel 1434 le truppe di Firenze ripresero il dominio della vallata e per rappresaglia alla sua infedeltà Pietracassia fu smantellata, probabilmente abbattendone il Mastio. Da allora la struttura fu praticamente abbandonata e questo stato di cose ha permesso alla Rocca di giungere fino a noi senza sostanziali modifiche, se non quelle provocate dalle ingiurie del tempo. Oggi, dopo mezz'ora di passeggiata nel bosco possiamo ammirare quel che resta di questa importante fortezza costruita con grande maestria tecnica, rilevabile sia dalla perfetta orizzontalità e la regolarità del taglio delle pietre, sia dalla cura estetica complessiva che ha tenuto conto dell'effetto cromatico che crea un perfetto inserimento della cinta muraria nell'ambiente circostante. E' ancora riconoscibile il mastio che alcuni studiosi fanno risalire all'ottavo secolo, in epoca Longobarda, situato nel punto più difficile da espugnare; è un quadrilatero costruito in modo robusto e essenziale, ma dalle finiture ancora primitive. Le feritoie furono aggiunte probabilmente in seguito. Gli unici motivi di variazione architettonica sono le due torri angolari tutt’ora visibili: quadrilatera quella di ponente, a pianta ottagonale, l’altra, a levante. L’accesso al castello, oggi diroccato, al centro del muro frontale, è sopraelevato dal terreno per facilitarne la difesa in caso di assedio. L'interno è quasi completamente smantellato; vi si possono rintracciare i resti della torre centrale del mastio usata per avvistamento e segnalazione. In epoca più recente, approssimativamente intorno al XIII secolo fu ampliata la cinta muraria, a difesa di un probabile borgo sorto ai piedi del castello, e sicuramente anche per rinforzare il lato più debole delle difese. E' evidente la differenza costruttiva, con blocchi di pietra piu' piccoli e spessori del muro più esigui,i vuoti tra i blocchi riempiti con un più abbondante utilizzo di malta. ancora oggi è possibile transitare sotto al portale di accesso disposto subito sotto la torre ottagonale.




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